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E' l'erede della città enotria, lucana e romana di Blanda; la presenza umana sul territorio risale al Paleolitico, numerosi strumenti litici sono stati portati alla luce in località Rosaneto ed ai piedi della falesia calcarea su cui si erge la Torre Nave. Gli Enotri nella metà del VI secolo a.C. s'insediarono in località Palècastro, che abbandonarono nel secolo successivo probabilmente a causa di un terremoto; nel IV secolo a.C. il villaggio fu ricostruito e fortificato con una cinta muraria dai Lucani, che gli diedero il nome di Blanda. Dal III secolo a.C. si spopolò in seguito alle guerre romane contro Annibale, divenendo ben presto colonia romana e assumendo il nome di Blanda Julia, in onore di Gaio Giulio Cesare. A partire dal IX secolo Blanda, sottoposta alle continue incursioni dei Saraceni, fu definitivamente abbandonata; alcuni dei suoi abitanti si rifugiarono nell'entroterra e fondarono su uno sperone roccioso il piccolo borgo di Julitta, che a partire dal X secolo iniziò una lenta espansione ed assunse il nome di Tortora. Con il boom turistico avvenuto negli anni '80 sono nate numerose strutture ricettive e moderni complessi residenziali. Tortora oggi è un comune di circa 6200 abitanti, detti "tortoresi", suddivisi in tre realtà antropiche: il Centro Storico, distante circa 5 km dal mare in posizione collinare a circa 300 metri s.l.m., le frazioni montane, che spingono il territorio fino a quota 1274 metri s.l.m. (Monte Serramale), e la Marina che si è sviluppata negli ultimi trent’anni sull’ampio litorale; parte del suo territorio è incluso nel Parco Nazionale del Pollino. L'etimologia del nome "Tortora" è evidentemente legata al termine latino “turtur”, ossia tortora, volatile che in questo territorio ha trovato il suo habitat naturale per vivere e riprodursi; la tortora selvatica è raffigurata anche nello stemma comunale. Il patrono di Tortora, che si festeggia ogni anno il 3 febbraio, è San Biagio: la tradizionale processione accompagna la statua del Santo per le vie del Centro Storico; i tortoresi sono molto legati anche a Sant’Antonio da Padova, protettore del paese, che festeggiano il 13 giugno.

Museo Archeologico di Blanda: ubicato nel Centro Storico, è l’evoluzione della mostra permanente “Archeologia per Tortora: frammenti dal passato” inaugurata nel 1998 ed ospitata per anni nel Palazzo Casapesenna. Una sorta di itinerario storico – culturale attraverso le varie epoche storiche che hanno visto lo sviluppo di Blanda e dell’antico borgo medievale. Nel Museo Archeologico di Blanda è possibile osservare in 3D i reperti mediante modelli virtuali, un innovativo connubio tra archeologia e multimedialita; i reperti esposti coprono un arco di tempo che va dall’età del bronzo fino alla tarda epoca imperiale romana e sono frutto di una serie di campagne di scavo che termineranno nei prossimi anni con la realizzazione del Parco Archeologico di Blanda, sul colle Palècastro.

Chiesa di San Pietro Apostolo: nella zona più bassa del Centro Storico, in Piazza Plebiscito, è ubicata la Chiesa Madre, costruita nel XIV secolo ed ampliata intorno al XVIII secolo. La facciata d'ingresso, in stile neoclassico, presenta tre portali rettangolari: ai lati di quello centrale, più grande, due alte colonne che la tradizione vuole provenienti dall’antico abitato di Blanda. Nella parte alta della facciata si aprono ai lati due nicchie che ospitano le statue di San Pietro e di San Paolo ed al centro un rosone con il mezzobusto del Sacro Cuore. Sul lato sinistro della facciata svetta, di poco più alto, il campanile cuspidato con orologio e campane. L'interno, a tre navate ed a croce latina, è decorato con stucchi policromi e custodisce oggetti sacri in argento, diverse statue lignee (anche quella del patrono San Biagio), affreschi e tele di pregevole fattura, tra cui una tela attribuita alla scuola di Mattia Preti.

Convento Francescano: a pochi passi da Piazza Papa Pio XII, nella parte alta del Centro Storico, vi è il complesso monumentale, costruito nel XVI secolo, abitato dai monaci fino all’inizio dell’Ottocento, comprende anche la Chiesa dedicata alla S.S. Annunziata ed un chiostro. Si accede alla chiesa attraverso un portale rettangolare sormontato da una vela triangolare con all’interno un dipinto raffigurante l’Annunciazione; l'interno ha una sola navata con soffitto in legno, conserva una statua lignea di Sant’Antonio da Padova, il cui culto a Tortora è molto sentito, e diverse tele raffiguranti scene della Bibbia; il presbiterio è coperto da una cupola a profilo parabolico affrescata con raffigurazioni degli Evangelisti e rivestita esternamente con gradini digradanti di tegole rosse. Al lato destro del portale d'ingresso, sulla facciata principale, si apre un portale ad arco: l’ingresso al vecchio chiostro di forma quadrata che, nonostante le diverse trasformazioni subite, ha mantenuto la sua struttura originaria; sulla volta del portale è scolpito il numero 1628, data di ultimazione dei lavori di costruzione.

Torre Nave: in prossimità del fiume Noce, su di una falesia rocciosa nelle cui grotte sono state rinvenute tracce di primitivi insediamenti umani risalenti al Paleolitico, si erge questa antica torre di avvistamento. Per la sua conformazione su pianta quadrangolare è probabile che sia stata costruita nel XVI secolo, sotto il regno di Carlo V, e con altre torri costiere costituiva un sistema difensivo, di avvistamento e di comunicazione lungo la fascia costiera del regno di Napoli per difendersi dalle frequenti incursioni saracene e corsare. Ha subito vari rifacimenti negli anni, oggi la struttura è degradata, ma conserva gran parte dei muri perimetrali alcuni parzialmente intonacati.

Mausoleo romano: restano solo i ruderi, in contrada Pergolo, a margine della SS18, di questa preziosa tomba monumentale. Un grande edificio circolare, con un diametro di circa 15 metri, che conteneva un tumulo di terra a ricoprire un vano quadrangolare il quale ospitava al centro l'urna funeraria; sulla sommità del tumulo svettava la statua dell'illustre defunto posta all'estremità del pilastro centrale.

Palazzo Casapesenna: ha ospitato per anni l'esposizione museale "Frammenti del Passato", già castello fortezza durante il dominio dei Longobardi, divenne un palazzo signorile abitato da diversi feudatari, gli ultimi furono i Vargas Machuca, principi di Casapesenna.

Palazzo Lomonaco: questo palazzo nobiliare, ubicato nell'attuale Corso Garibaldi, ospitò per un pranzo veloce l'Eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi, durante la conquista del meridione d'Italia; come ricorda la lapide all'ingresso del palazzo.

Cappella di Mater Domini: in località Sotto le Grotte, lungo la vecchia strada sterrata che conduce al vicino borgo di Aieta, vi è questa piccola costruzione rettangolare. Ricostruita, tra l’Ottocento ed il Novecento, per volontà di un emigrato tortorese tornato in patria. La volta è completamente affrescata con dipinti che presumibilmente rievocano quelli originali, l'effige dipinta sull’altare richiama il culto della Madonna dell'Odigitria portato in Italia dai monaci basiliani. Anche l’ubicazione della cappella, ai piedi di una grande grotta possibile rifugio di monaci eremiti, avvalora l'ipotesi che si tratti di una vecchia cappella basiliana.

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