Maierà è un piccolo borgo arroccato sul costone roccioso della Vallata dei Mulini, ancora oggi nella valle sono presenti i resti degli antichi mulini in pietra che erano il motore dell’economia locale. Il profondo vallone, solcato dal torrente Vaccuta, separa Maierà dal vicino e dirimpettaio comune di Grisolia. Una leggenda popolare narra che Maierà e Grisolia furono separati dalla volontà di Dio, per porre fine alla disputa sorta tra un giovane majeraioto ed un giovane grisolioto, innamorati della stessa fanciulla di Grisolia. Nato come insediamento dei monaci basiliani, probabilmente intorno al VI secolo, il borgo fu edificato nell'XI secolo intorno al castello costruito dai Normanni, di cui oggi rimane solo la Porta Terra, ingresso all’antico borgo dalle vicine campagne. Fu feudo di importanti famiglie nobiliari come i Matera, i Lorìa, i Perrone, i Guerra e i Catalano-Gonzaga, che furono gli ultimi feudatari, fino al 1806, anno in cui il governo francese decretò la fine del feudalesimo. Nel 1811 al comune di Maierà, fu accorpato il territorio di Cirella, che nel 1876 divenne frazione del comune di Diamante. Il centro storico è situato a circa 350 metri sul livello del mare, a dominare la zona costiera di gran parte della Riviera dei Cedri; parte del territorio comunale rientra nel Parco Nazionale del Pollino. Maierà conta circa mille e cento abitanti, detti "majeraioti". Per alcuni storici il toponimo Maierà deriva dall'ebraico "M’arà" che significa "grotta", per la presenza sul territorio di numerose cavità naturali dove trovarono rifugio gli Ebrei perseguitati, secondo studi più recenti invece deriva dal greco "Makhairas" che significa coltellaio, per lo sperone su cui si erge che fa pensare ad una lama di coltello. La patrona è la Madonna del Carmine che si festeggia dall’8 al 16 luglio; altri solenni festeggiamenti vengono svolti in onore di San Pietro Apostolo, dal 26 al 29 giugno. Nel cuore del centro storico, all'interno del Palazzo Ducale, ha sede il Museo del Peperoncino, un omaggio al simbolo della tradizione gastronomica calabrese: dieci sale tematiche raccontano la diffusione del peperoncino nel mondo, il suo impatto sulla gastronomia, la pubblicità, la satira e perfino l’arte contemporanea. Le strette viuzze del borgo sono oggi un vero e proprio museo a cielo aperto, dove il passato incontra la modernità: si possono ammirare opere d’arte moderna, murales e creazioni in ceramica realizzate da artisti di fama nazionale ed internazionale.

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