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E' uno dei borghi più piccoli del Tirreno Cosentino, da anni il numero di aietani residenti è circa 800. Il territorio di Aieta è parte integrante del Parco Nazionale del Pollino, dista circa 10 km dalla costa e sale fino ai 1462 metri del Monte Ciagola; il centro abitato è a 524 metri s.l.m.. Il nome "Ajeta" deriva dal greco 'Aetos' (aquila), una volta presente in particolare sul monte Calimaro. Il territorio aietano fu abitato fin dalla preistoria, come provano alcuni ritrovamenti del paleolitico e del neolitico. Nel periodo della colonizzazione greca (VIII - VI secolo ) erano abitate la contrada Zaparia e la zona ancora oggi chiamata Ajeta Vetera, sul monte Calimaro; diversi i piccoli monasteri (cenobi) di rito greco fondati dai monaci basiliani giunti dal Mediterraneo orientale. Tra il IX e il X secolo, a causa delle scorrerie di pirati saraceni o per calamità naturali, gli abitanti di Blanda (ubicata nella vicina Tortora) si rifugiarono nel territorio aietano oggi occupato dai rioni Julitta, San Basile e Cantogrande; nello stesso periodo gli abitanti di Ajeta Vetera dovettero abbandonare il monte Calimaro, a causa di avversità naturali, spostandosi nell'attuale centro abitato. Dall'epoca della dominazione normanna (XI secolo) fino agli inizi del 1800 la storia di Ajeta è ricca di passaggi di feudatari: Scullando, De Montibus, Loria, Martirano, Cosentino e Spinelli. Nella prima metà del XIX secolo ci furono eventi piuttosto drammatici: carestie, epidemie e terremoti, tuttavia, nel 1859, la popolazione raggiunse il massimo storico con 3603 abitanti per poi diminuire, progressivamente, perché iniziò l'ondata emigratoria soprattutto verso il Sud America. Negli anni '50 riprese, inarrestabile, l'emigrazione anche verso le regioni italiane e la vicina Praia a Mare, una volta frazione marina di Aieta e che ancora oggi molti aietani continuano a chiamare la "Marina".

Palazzo Rinascimentale Martirano-Spinelli: eretto nel XVI secolo dai Martirano, ampliato dai marchesi Cosentino e poi venduto agli Spinelli di Scalea, uno dei pochi esempi dello stile rinascimentale applicato all’edilizia civile in Calabria. E’ disposto su tre piani: il pianterreno, dove c’erano il corpo di guardia, la cappella, l’ufficio del marchese, le sale di ricevimento e di musica, le cucine e la dispensa; il primo piano con le camere da letto; i sotterranei con le cantine, le cisterne dell’acqua e la prigione. Il palazzo ha una pianta a U e un loggiato che si apre lungo la cortina muraria della facciata, con cinque archi che poggiano su colonne tuscaniche addossate a pilastri, in pietra locale grigia. Recentemente sono state restaurate vaste porzioni di affreschi. Dichiarato monumento nazionale nel 1913, il palazzo è oggi di proprietà comunale. Nel Palazzo Rinascimentale, dal 2012, c'è il MU.VI.D'A (Museo Virtuale d’Ajeta), il passato visto con gli occhi del futuro in un percorso virtuale ed interattivo che racconta, grazie alle ricostruzioni in 3D, la storia dell'antico borgo ed aiuta a scoprire la bellezza ed il fascino del suo patrimonio non solo artistico e monumentale, ma anche degli usi e costumi della sua gente: ricostruzioni scenografiche, interfacce visuali ed ologrammi per un’esperienza unica.

Chiesa Santa Maria della Visitazione: realizzata nel XVI secolo su impianto di età normanna. Poiché il centro storico era costituito a quel tempo dai rioni Cantogrande e Julitta, la chiesa è citata nei documenti dal 1530 come Santa Maria de fora, fuori cioè dal centro abitato. Impreziosisce l’ingresso il portale in pietra, fiancheggiato da pilastri decorati a volute, realizzato dallo scalpellino Gerardo Rea nel 1756, come riporta il medaglione sovrastante. L’interno, a croce latina con tre navate, è ricco di affreschi e dipinti su tavola. Destano interesse il prospetto di custodia eucaristica in marmo del 1511, trasformato in pala d’altare durante i lavori di rifacimento tardo secenteschi dell’edificio; un crocefisso in legno di artigianato meridionale; l’icona della Madre di Consolazione, rara nel suo genere, proveniente dall’antica chiesa di San Nicola e forse riconducibile ai prototipi d’inizio Cinquecento di Nicolaos Tzafuris, cretese di Candia; la croce d’argento con fusto a tralcio di vite della seconda metà del Cinquecento; la Madonna del Carmine di Dick Hendricksz (1544-1618), artista fiammingo che ebbe grande influenza sulla cultura pittorica dell’Italia meridionale; le due pale d’altare di Fabrizio Santafede, pittore napoletano a cavallo tra tardo manierismo e primo barocco, con la grande Visitazione collocata nell’abside nel 1576. Notevole anche l’organo Bossi-Prezioso di scuola napoletana, consegnato alla chiesa il 19 agosto 1673, restaurato nel 1995 per restituirgli la sua antica voce.

Cappella di S. Giuseppe: adiacente all'ingresso del Palazzo Spinelli,  fu edificata nel XVII secolo ed ampliata nel XVIII secolo; sul timpano del portale d'ingresso in pietra tufacea è scolpito un leone rampante contro un albero su 3 monti che rappresenta lo stemma dei marchesi Cosentino.

Cappella di San Vito Martire: risalente al XVII secolo, è situata a circa 800 m dal centro di Aieta. All’interno è conservata la statua lignea raffigurante il giovane S. Vito Martire, patrono e protettore di Aieta dal 1712.

Cappella di S. Nicola: nel Rione Cantogrande sono visibili i ruderi di quella che è stata una delle prime parrocchie di Aieta, edificata intorno al X secolo.

Chiesa del Convento dei Francescani: custodisce un pregevole coro ligneo, antichi dipinti e antiche statue; il Convento edificato dopo il 1520 fu abbattuto negli anni 50.

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