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Un breve tratto si estende lungo la costa, ma il territorio di Bonifati è soprattutto collinare e montuoso, il borgo infatti è all'interno, a 430 metri s.l.m., protetto dai resti di un antico castello, adagiato tra due colli entrambi con una grande croce sulla sommità, la leggenda vuole che sotto le croci furono seppelliti rispettivamente il re e la regina del castello. Tante le disseminate frazioni comprese nei confini comunali, le più antiche e popolate sono quelle di Cittadella del Capo, Greco, Cirimarco, Torrevecchia, Timpone, San Candido e Telegrafo. Secondo alcuni storici locali, Bonifati fu fondata, nella seconda metà del VI sec. a.C., dai Focesi di Lidia che vi giunsero dall'Asia Minore, sconfitti dai Persiani. Il riferimento più significativo a sostegno di quest'ipotesi è testimoniato dalla presenza di una sorgente situata in una vallata denominata "Fonte di Hyéle": nome di derivazione greca che avvalora le certezze circa un'intensa frequentazione dei Greci sul territorio, così com'è anche testimoniato dal centro urbano di Fella, odierna Cittadella del Capo, frazione di Bonifati, la cui natura dei luoghi, molto rocciosi, trova riscontro nel nome greco "Felléus" (terreno pietroso), oppure "Félleia" (cose di pietra), o "Félles" (sughero), per la presenza nella zona di una certa quantità di piante di sughero. Le fonti storiche, in particolare riferite da Erotodo e riportate nel libro 1° della sua opera "Storie", narra effettivamente dei Focesi in fuga verso Reggio Calabria nel 540 a.C. e che fondarono sul Tirreno la città di Hyéle, da cui, forse, trae origine Bonifati. Purtroppo le tracce di quell'antica città, occupate dai nuclei urbani sorti nelle frazioni dell'acqua di Hyéle e Fella, furono completamente distrutte dai Normanni nel 1059, guidati da Roberto il Guiscardo duca di Puglia e Calabria. Oggi Bonifati è un comune di circa 3000 abitanti detti bonifatesi. Il nome di Bonifati, secondo la tradizione deriverebbe dal castello fortezza "Castel Bonifati", antico feudo dei di Tarsia (1120-1270) e dei Palmieri. Altre ipotesi, forse però meno attendibili, indicano la derivazione del nome dal latino "Bonifatus" o dalla voce "Bene Facite" (fate bene). L'esatta individuazione dell'etimologia del nome presenta difficoltà oggettive in quanto i primi documenti certi sulla storia di Bonifati riportano la datazione all' XI-XII secolo. Patrona della città è Santa Maria Maddalena che si festeggia il 22 luglio; molto sentita però è la festa religiosa della Beata Vergine del Rosario, che ogni anno nel mese di ottobre raduna migliaia di pellegrini e in particolare vede rientrare centinaia di emigranti devoti alla Madonna.

Castello di Bonifati: detto "Il Forte", fu potenziato dai Normanni a difesa del territorio, considerata la straordinaria posizione naturale di presidio militare e di controllo. Fu distrutto dagli Angioini per impedire che venisse utilizzato dagli Aragonesi. La struttura originaria comprendeva cinque torrioni e un corpo centrale, ancora oggi visibili nei ruderi dei muri perimetrali tra i quali ancora resiste il portale d'ingresso ad arco, largo due metri.

Torri costiere: furono costruite nel XVI secolo a difesa delle continue incursioni piratesche. La Torre del Telegrafo è andata completamente distrutta nel terremoto del 1638, unici superstiti restano due blocchi di muratura. La Torre del Capo, recentemente acquistata e restaurata dal Comune, è di forma cilindrica e durante la I e II guerra mondiale venne utilizzata dalla Marina Militare Italiana. La Torre di Fella attualmente è di proprietà della famiglia Goffredo che lo hanno destinato a struttura turistica; dal 1984 è stato dichiarato monumento nazionale. La Torre Parise, di forma quadrangolare, situata in zona stazione a pochi metri dalla spiaggia, è stata acquistata dal Comune sul finire degli anni ottanta.

Santuario della Beata Vergine SS. del Rosario: un tempo annesso al Convento di San Domenico, fu edificato per intercessione del Marchese De Aloe e fu sovvenzionato anche dai Principi Sanseverino di Bisignano. L'impianto architettonico esterno evidenzia il cupolone formato da tre corpi in muratura sovrapposti, con la base e il secondo corpo di forma quadrata, chiude a forma ottagonale la cupola e la parte superiore. L'interno si compone di una lunga navata con la volta a botte, conclusa dall'arco di trionfo, l'altare rinascimentale, con ai lati le statue lignee di San Domenico e San Vincenzo, la cupola, i finestroni trifogliati e la fonte battesimale in legno intagliato ad otto facce del Seicento. La statua lignea della Madonna del Rosario con Bambino, di autore ignoto, sovrasta l'altare; fu donata nel 1824 dai marinai di Pizzo che non riuscivano a riprendere il mare, mentre si trovavano alla foce del torrente Bambagia, dove si erano arenati; riuscendo a salpare solo dopo aver sceso a terra e portato in chiesa la statua della Madonna. All'impianto originario della chiesa, tra il 1895 e il 1901 si aggiunse un altro corpo di fabbrica che si raccorda ad angolo retto con la parte più antica e di fronte alla facciata di questo nuovo edificio ha trovato spazio un ampio piazzale.

Chiesa del Calvario: edificata nel XVI secolo, si trova in Piazza Ferrante, di fronte al centro storico; custodisce un dipinto di Hendricks, una statua marmorea di Madonna con Bambino, un affresco della crocefissione e il tabernacolo in rame e smalto, opera entrambi delle Suore di Monte Veglio.

Convento di San Francesco di Paola: fu fatto costruire dal Principe Pietrantonio I Sanseverino di Bisignano che il 15 agosto del 1535 lo donò, durante una solenne consacrazione, ai frati minimi Paolotti. In quella circostanza per festeggiare l'avvenimento, fu istituita nel piazzale del convento la fiera con la festa di Mezzagosto che fu ripetuta tutti gli anni fino al 1809. A seguito del decreto emanato dai Francesi il 7 agosto del 1809, il convento fu confiscato e definitivamente abbandonato dai monaci.

Chiesa della SS. Annunziata: molto probabilmente risale al XVII secolo, presenta una facciata in stile barocco a tre comparti, con interno a tre navate, dispone di un elegante tabernacolo in marmo bianco del 1600 realizzato da Vespasiano De Iacovo, scultore di Bonifati, un coro ligneo intagliato di Frate Ignazio, francescano di Bonifati del XVII secolo, ed un crocifisso ligneo di dimensioni naturali.

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