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Situato su uno sperone roccioso a 210 metri sul livello del mare, il territorio di Papasidero è attraversato dal fiume Lao e dal torrente S. Nocaio e fa parte del Parco Nazionale del Pollino. La presenza umana nel territorio risale alla preistoria ed è testimoniata da un importante sito archeologico: La Grotta del Romito. Il borgo medievale è sorto, intorno al XII secolo, intorno ad una rocca longobarda, diventata Castello in epoca Normanno-Sveva (1190-1250) e ampliata successivamente nei periodi Angioino ed Aragonese. Dal 1500 subì un'aumento della popolazione, il borgo è stato un feudo degli Alitto di discendenza Normanna, dei Sanseverino e degli Spinelli di Scalea ai quali appertenne fino al 1806. Proprio per la particolare conformazione urbanistica in declivio, le stradine e i vicoletti del centro storico sono spesso sostituite da scalinate in pietra. Le abitazioni sono state quasi tutte realizzate con blocchi irregolari di pietra calcarea e ciottoli di fiume legati con la malta. Lungo i percorsi dei vicoli s'incontrano portali in pietra decorati da motivi architettonici o dallo stemma liteo apparte- nente alle antiche famiglie della borghesia locale. Il suo toponimo sembra si riferisca a “Papas Isidoros” (il capo di una comunità basiliana), vista la centralità che il comune ha avuto nella regione mercuriense, culla del monachesimo italo-greco. Papasidero oggi è un comune di circa 850 abitanti detti “papasideresi”; compatrono del paese assieme alla Madonna di Costantinopoli, che si festeggia il martedì dopo la Pentecoste, è San Rocco, festeggiato invece il 16 agosto.

Grotta del Romito: scoperta l’8 giugno 1961, è un’importante testimonianza della presenza dell’uomo, in questo territorio, fin dal Paleolitico. Molte sono state le campagne di scavo che da allora hanno portato alla luce importanti reperti, l’ultimo nel 2010. Si tratta dei resti di un giovane cacciatore di circa 17 mila anni fa. Ma, oltre agli importanti resti umani che vanno sicuramente ad incrementare gli studi riguardo quel periodo della preistoria europea, ciò che caratterizza questo sito archeologico è il maestoso graffito del Bos Primigenius (bovide estinto da secoli), custodito nel riparo della Grotta, che rappresenta una delle più importanti raffigurazioni dell'arte rupestre del Paleolitico superiore. La Grotta si presenta in due parti ben distinte: la Grotta vera e propria profonda circa 20 metri e il Riparo lungo circa 40 metri. Durante gli scavi archeologici sono state rinvenute tre duplici sepolture di individui di bassa statura e numerosi reperti litici e ossei. Nel Riparo inciso su un masso di circa 2,30 m di lunghezza ed inclinato di 45°, si può ammirare lo splendido graffito di circa 1,20 metri raffigurante un toro preistorico. L'area costituita in Parco Archeologico dispone di un piccolo museo didattico con tutte le informazioni indispensabili.

Santuario della Madonna di Costantinopoli: incastonato nelle gole del Lao, ai piedi di un costone di roccia a strapiombo sul fiume, il santuario conserva un affresco, databile al XIII secolo, che raffigura la Madonna di Costantinopoli con ai lati un vescovo genuflesso e San Michele Arcangelo, vestito di corazza che infilza Satana emergente dalle fiamme infernali. L'edificio originario di modeste dimensioni fu ampliato dopo la peste del 1656 e successivamente alla fine del '700 e all'inizio del '800, ha una pianta a croce greca con a tre navate e tre campate, è raggiungibile solo attraverso un caratteristico ponte fluviale. Il culto della Madonna risale a tempi remoti, quando i monaci basiliani in seguito alle lotte iconoclaste si rifugiarono anche in Calabria. Il 20 maggio del 1665 popolazione di Papasidero, decimata dalla peste che dilagava da anni in Italia, si rivolse alla Vergine per chiederne i favori e, con una assemblea popolare la Madonna di Costantinopoli fu riconosciuta patrona e protettrice del paese. La festa si celebra il martedì dopo la Pentecoste, durante la festa in segno di devozione o per sciogliere un voto, è ancora vivo l'uso delle "cinte" costituite da telai di legno a forma cilindrica riempite di candele e ornate con palle, nastri, fiori e fili argentati, che le donne portano in testa spesso a piedi nudi.

Chiesa della S.S. Trinità: si trova nella frazione Avena, probabilmente fu edificata sui resti di un monastero basiliano, ha una navata unica che custodisce un prezioso affresco del XVI secolo raffigurante Dio che regge il Cristo crocifisso.

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