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Erede della città greco-lucana Laos e della romana Lavinium, Scalea è una delle città più antiche della Calabria. La presenza umana sul territorio risale alla preistoria: importanti resti di insediamenti sono stati portati alla luce nelle grotte marine dell'isolotto, oggi completamente insabbiato, su cui si erge Torre Talao, simbolo della città. Il suggestivo borgo medievale è situato su una ridente collina a gradoni dominato dai ruderi del Castello Normanno; caratteristici i suoi vicoletti stretti e tortuosi, le gradinate in pietra viva ed i palazzi storici. Dagli anni ‘60 le case che costituivano il vecchio borgo vennero progressivamente abbandonate e gli abitanti iniziarono a costruire edifici occupando la zona a sud a ridosso della spiaggia. Con il boom turistico avvenuto negli anni '80 sono nate numerose strutture ricettive e moderni complessi residenziali. Scalea oggi è un comune di circa undicimila abitanti, detti "scaleoti". L'etimologia del nome "Scalea" è sempre stata un vero rompicapo per i glottologi e gli studiosi di toponomastica; le forme più antiche del nome assomigliano molto ai vocaboli "daskalio" o "daskalia", che in greco moderno indicano quelle piccole isole poste a difesa di una baia o di un promontorio e usate anche come punto di approdo. La tesi più immediata e spontanea, ma anche la meno motivata, è quella della particolare struttura urbanistica del borgo fatta a gradini: come una "scala". La patrona di Scalea, che si festeggia ogni anno il 16 luglio, è la Beata Vergine del Carmelo la cui statua è custodita nella Chiesa Madre di Santa Maria d'Episcopio, nel cuore del centro storico. Altri solenni festeggiamenti si svolgono l'8 settembre in onore della Madonna del Lauro, protettrice dei marinai; la statua è conservata nell'omonima cappella situata nel centro cittadino, a pochi passi dall'isola pedonale. In entrambe le processioni sono presenti le tradizionali "cinte votive", particolari telai in legno su cui vengono inserite delle candele decorate con nastri, e la caratteristica "infiorata", quadri floreali ed immagini sacre disegnati sul manto stradale con segatura colorata. La scogliera che va da Capo Scalea alla Scogliera dell'Ajnella è ricca di grotte e piccole baie; la spiaggia si estende per chilometri verso sud ed è interrotta solo dall'imponente scoglio su cui si erge Torre Talao. Dalla sua panoramica terrazza si possono ammirare i due volti della città: la Scalea moderna, sviluppatasi a margine della lunga spiaggia, e la Scalea antica, arroccata sul promontorio a dominare tutta la costa.

Torre Talao E' il simbolo della città di Scalea, lo scoglio sul quale si erge Torre Talao un tempo era una piccola isola, le cui grotte furono abitate in epoca preistorica. Costruita nel XVI secolo, era parte integrante di un sistema di avvistamento e di comunicazione, voluto da Carlo V d'Angiò, a difesa delle coste dalle incursioni piratesche. Oltre trecento torri, collocate in modo che da ognuna fossero visibili la precedente e la successiva, presidiate giorno e notte da soldati pronti a segnalare pericoli in arrivo dal mare. La costruzione di Torre Talao fu interamente a carico della popolazione locale, che contribuì economicamente o attraverso prestazione d'opera. Nel corso degli anni subì diverse destinazioni d’uso, è stata anche la sede di un importante cenacolo culturale. Dal terrazzo in cima alla torre si gode di un panorama mozzafiato: si può ammirare la lunghissima spiaggia che va dalla scogliera dell'Ajnella fino all'isola di Cirella.

Santuario della Madonna del Lauro Il 7 e l'8 settembre si celebra la festa della Madonna del Lauro, patrona di Meta di Sorrento e protettrice di "chi va per mare". Secondo la tradizione popolare la chiesa, elevata a Santuario nel 1987, fu edificata agli inizi del XVIII secolo per volontà dei marinai di Meta di Sorrento per sciogliere un voto fatto alla Madonna in occasione di una tempesta: l’equipaggio campano fece voto di costruire una chiesa, lì dove il mare li avrebbe sbarcati sani e salvi, fu così che all'estrema periferia di allora di Scalea venne costruita questa chiesetta. E' costituita da una singola navata in cui è presente una statua della Madonna con in braccio il Bambino, impreziosita da una corona in argento, donata in segno di devozione dai marinai locali. Ogni anno l'8 settembre si festeggia la Vergine con una suggestiva processione a mare.

Antiquarium Ubicato in una delle piazze panoramiche del centro storico, l'Antiquarium è ospitato nella Torre Cimalonga, costruita nel periodo del dominio aragonese a difesa di una delle quattro porte d'accesso al borgo. Il piccolo museo ospita una mostra permanente di reperti archeologici disposti cronologicamente, in vetrine ricavate nelle antiche feritoie attraverso cui sparavano i cannoni, che illustrano lo sviluppo storico-archeologico del territorio, dal Paleolitico fino alla tarda antichità romana, ed il popolamento del territorio di Scalea e dell'antica città di Laos (la vicina Marcellina, frazione di Santa Maria del Cedro). Vi sono, fra gli altri, esposti: frammenti d’impasto e un orlo di coppa a filetti di fine VII-VI secolo a. C., vasellame a vernice nera, dischetti in terracotta con la raffigurazione di un amorino in ceppi, una bella antefissa a testa di sileno e calchi di alcune delle monete in bronzo della zecca di Laos relativi al periodo Ellenico.

Palazzo dei Principi Costruito nel XIII secolo per volontà della famiglia di nobili Romano, probabilmente su una torre di difesa ad una delle porte di accesso al borgo. Il Palazzo dei Principi fu dimora dei diversi feudatari che si alternarono negli anni, dai Sanseverino ai Caracciolo, gli ultimi furono gli Spinelli con cui il palazzo visse un periodo di grande splendore culturale; ospitò illustri personaggi come il letterato Giovanni Vincenzo Gravina, il poeta Pietro Metastasio e ovviamente il filosofo Caloprese. A quel periodo appartengono preziosi affreschi barocchi che decorano il soffitto del salone principale. Nel 1800 il palazzo fu venduto a privati ed ora è di proprietà del Comune. Una delle tante sale del Palazzo oggi ospita la Biblioteca Comunale.

Chiesetta dello Spedale Tra le viuzze del Cento Storico è possibile visitare questa chiesetta a navata unica che custodisce dei preziosi affreschi nei quali sono parzialmente visibili le immagini di San Nicola, San Lorenzo e del profeta Ezechiele. Era parte integrante del monastero di San Nicola dei Siracusani, fondato durante il periodo bizantino dai monaci basiliani arrivati dalla Sicilia, in seguito all’occupazione araba dell’isola. Secondo la tradizione popolare, la monarchia borbonica avrebbe restaurato il piccolo complesso, rovinando gli affreschi, per trasformarlo in ospedale ed offrire cure ed assistenza al popolo, da qui il nome di Chiesetta dello Spedale.

Chiesa di Santa Maria d'EpiscopioPer gli abitanti di Scalea è la "Chiesa di sopra", il suo campanile svetta sulla cima del centro storico. Secondo diversi storici fu costruita per volontà dei monaci Basiliani nel VIII secolo e fu sede episcopale, da cui il nome Chiesa di Santa Maria d'Episcopio. Nel periodo di dominazione normanna fu ampliata ed affidata ai Benedettini di Cava dei Tirreni, perché con l'avvento dei Normanni le chiese di rito bizantino dovettero latinizzarsi. Nella metà del XVI secolo subì il saccheggio da parte dei pirati saraceni guidati dal sanguinario ammiraglio ottomano Dragut. Per molti scaeloti è la Chiesa della Madonna del Carmine, qui è conservata la statua della Beata Vergine del Carmelo, protettrice della città, festeggiata il 16 luglio. Vestita alla carmelitana, con una corona d'oro sul capo ed un manto stellato, la statua troneggia nella nicchia sovrastante i gradini dell’altare. Sono presenti sculture e statue lignee di arte meridionale, la tela dell'Annunciazione attribuita alla scuola di Solimena e la tela seicentesca della Circoncisione di Paolo de Matteis.

Chiesa di San Nicola in PlateisCostruita probabilmente su una cappella bizantina, nel corso dei secoli la Chiesa di San Nicola in Plateis ha subito numerosi rimaneggiamenti che ne hanno cambiato la struttura e la forma originale. E' nota agli scaleoti come la "Chiesa di sotto", nella zona più alta del centro storico vi è la "Chiesa di sopra", ovvero la Chiesa di Santa Maria d'Episcopio. Dietro l'altare maggiore viene conservato un imponente dipinto ad olio del XVII secolo raffigurante la Madonna del Carmine, tra San Nicola e San Carlo Borromeo. Dalla porta laterale, incorniciata da un portale rinascimentale in pietra scolpita, si accede alla Cappella di Santa Caterina, costruita nel XIV secolo per volontà dalla nobile famiglia dei Romano, adibita in seguito a cappella funeraria: custodisce, infatti, il sarcofago di un illustre scaleoto, Ademaro Romano, ammiraglio della flotta Angioina. Secondo diversi storici, durante un saccheggio da parte dei pirati saraceni il sepolcro di Ademaro Romano fu profanato dall'ammiraglio ottomano Dragut, il quale, dopo averlo aperto e danneggiato, rubò la spada utilizzata in vita dall’ammiraglio. Nella cappella vengono custoditi anche una pala d'altare raffigurante Sant'Antonio da Padova, forse di scuola fiamminga, e vari affreschi del 1700. Da una scaletta, a destra dell'ingresso, si scende nella Cripta dell'Addolorata: nell'atrio una lapide ricorda la sepoltura del filosofo scaleoto Gregorio Caloprese; tipica dell'architettura bizantina è la volta a crociera con tre navate divise da otto basse colonne; le pareti sono impreziosite da affreschi seicenteschi.

Scogliera dell'Ajnella Un susseguirsi di maestose pareti rocciose, spigolosi scogli color antracite, solitarie spiaggette e grotte marine naturali. I vecchi pescatori chiamavano Carusiello, lo scoglio che ricorda il piccolo salvadanaio in terracotta dei loro bambini, e Lastrachiello, quello dalla forma spianata che somigliava tanto al lastrico del loro ingresso di casa. A circa 1 kilometro dalla riva, durante la bassa marea affiora a pelo d'acqua lo scoglio della Giumenta, il cui profilo ricorda una schiena di un cavallo. La Grotta "du Trasi e jesci" (Entra ed esci) è un tunnel naturale che sbuca su una spiaggetta a forma di ditale, detta appunto 'A Jiditala. La Grotta della Pecora deve il suo nome alla grande stalattite a forma di testa di pecora che sovrasta l'ingresso, qui l'acqua cristallina sfuma in colori che si alternano continuamente. A fianco, nella stessa insenatura, vi è la Grotta dei Baci, dal cui nome è facile intuire che fosse il luogo preferito degli innamorati.

Castello NormannoNella zona più alta del Centro Storico sono ben visibili i ruderi dell'antico Castello Normanno. Fu costruito nell'XI secolo dai Normanni sui resti di una rocca longobarda, come segno di fortezza e di dominio sulle loro terre feudali. Fu ampliato da Ruggiero d’Altavilla verso il 1060 e restaurato in epoche diverse: prima dagli Svevi, poi dagli Angioini ed infine dagli Aragonesi. Qui fu firmato il “Patto di Scalea” con il quale Roberto il Guiscardo divise i territori calabresi conquistati con suo fratello Ruggiero. Verso il 1250 vi nacque Ruggiero di Lauria, grande ammiraglio di Aragona ed in seguito del Regno di Napoli. Intorno al XIV secolo, con la nuova gestione signorile dei Castelli e la nuova cultura rinascimentale, il Castello da fortezza militare divenne residenza signorile. Nel corso dei secoli fu definitivamente abbandonato anche dai nobili i quali si trasferirono nel Palazzo dei Principi.

Casa di Gregorio Caloprese Ai piedi del Centro Storico, nel largo adiacente Porta della Marina, è il palazzo dove abitava l'illustre scaleoto Gregorio Caloprese, letterato e filosofo cartesiano, medico e matematico. Nacque nel 1654, da Carlo e Lucrezia Gravina, si laureò in medicina all'Università di Napoli e, tornato a Scalea, istituì una scuola nella quale inserì tutte le moderne tecniche didattiche. Formò importanti uomini di cultura, come il poeta Pietro Metastasio. Sulla facciata esterna del palazzo è ben visibile una lapide su cui si legge “Qui il filosofo Gregorio Caloprese insegnò al poeta Pietro Metastasio la filosofia del Cartesio”. L'isola pedonale, al centro della città, è impreziosita dal busto bronzeo di Gregorio Caloprese posto nella piazza a lui dedicata.

Torre di Giuda Oggi è solo un rudere, la Torre di Giuda svetta in cima alla collina difronte il centro storico di Scalea. Tutte le torri di guardia venivano erette per motivi di difesa del territorio: dalla Torre di Giuda, che dominava tutta la costa, si riusciva facilmente a comunicare con il Castello e viceversa. Il nome è legato alla narrazione popolare di una delle tante incursioni saracene: il guardiano della Torre non avvertì il Castello dell'imminente sbarco dei Saraceni che attaccarono Scalea saccheggiandola violentemente. Il militare di guardia fu ingannato da una giovane e bella donna, complice dei corsari, che gli fece bere un siero distraendolo dal suo compito. Il traditore fu torturato e impiccato proprio nei pressi della torre. Ovviamente gli storici sostengono tesi diverse sul nome della Torre; alcuni di essi pensano che la torre fu detta di Giuda semplicemente perché si trovava nei pressi del ghetto degli Ebrei.

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